martedì 20 settembre 2016

Dizionario semiserio dello scrittore di thriller







L'aspetto più antipatico dello scrivere libri di genere thriller (libri che includono la presenza di un cattivone o più fra le loro pagine) è quello dell'essere costretti, presto o tardi, a fare fuori  qualche protagonista della storia. 
Eh sì, perché sono capaci tutti di mandare al creatore un protagonista alla maniera dei film anni '60, con lo sventurato che si accascia lentamente in terra mani al ventre, e senza il benché minimo spargimento di sangue. 
Che noia, vero?
Poi magari arriva la signora in giallo e risolve il caso tranquillamente, bicchiere dell'aperitivo in mano e salatino sgranocchiato con soddisfazione. Il cadavere, già avulso dalla storia, è spostato in barella da due dimessi infermieri, che peraltro non vengono  nemmeno inquadrati.
Non va bene, i tempi sono cambiati!
Prima Sam Peckinpah con il suo "Mucchio selvaggio" e poi, peggio ancora, "Cane di Paglia". Kubrick, Lucio Fulci, Dario Argento, Tarantino, Eli Roth e quanti altri, hanno abituato lo spettatore al cinema digerire l'ultraviolenza, con fiotti di sangue in sovrabbondanza, mutilazioni e torture. 
La letteratura non è stata da meno. 
Impossibile dimenticarsi le minuziose descrizioni di Emile Zolà, che sapeva disegnare la sofferenza e la violenza come nessuno a quell'epoca. 
Poi sono arrivati i tempi attuali e gli scrittori si sono specializzati. 
Ci saremo mica dimenticati della sofferenza di Donna e di suo figlio Tad, chiusi in auto per giorni sotto il sole estivo. Erano stati presi di mira da un San Bernardo di cento chili (che aveva un gran bisogno della visita di un veterinario) determinato come nessuno a sbranarli. Povero Cujo, alla fine King l'aveva anche giustificato e questa cosa, lasciatemelo dire, è la parte del libro che mi è rimasta maggiormente impressa.
Insomma, per non essere da meno ai maestri, occorre ammazzare i protagonisti con la massima professionalità possibile, attingendo alla tecnica  e alla casistica.
A tal scopo sarei dell'avviso di stilare un dizionario, un testo di riferimento, qualcosa a cui si possa attingere nei momenti di crisi creativa. Una lista che si possa aggiornare a seguito delle ultime uscite e con attenzione alle mode. Adesso si usa, anzi si abusa, della situazione con la donna sequestrata all'interno di un luogo angusto: cantina, grotta o casa abbandonata. Si sprecano insetti molesti, igiene trascurata e ferite putrescenti pronte a virare in infezioni letali. In un recente thriller scandinavo, per esempio, l'autore ha addirittura pensato di rinchiudere la vittima all'interno di una camera iperbarica, e per anni interi!
Non mi piace e giuro, nella lista lo terrò presente. 
Comunque è un mestieraccio e, come tutti i professionisti di varia estrazione scolastica, è bene dotarsi di un comodo manuale.



A COME AMMAZZARE



Dizionario semiserio dello scrittore di thriller



A- Acido
Non lo so. Da quando Victor l'eliminatore ha tentato di liberarsi con l'acido di una coppia di cadaveri in una vasca da bagno, l'articolo sembra un po' inflazionato. Tuttavia, usato con parsimonia, può ancora avere il suo perché.

B- Bastone
Un sempreverde. Sconosciuti ai killer professionisti, il bastone o la mazza da baseball garantiscono un certo effetto (vedi Guerrieri della notte o Negan, perché no), sempre che la vittima abbia davanti a sé ampi spazi per la fuga. Diversamente è sadismo allo stato puro.

C - Cemento
Armato o a presa rapida è sempre un sistema molto versatile. Ha il difetto di proiettare la storia in territori gangster. Se usato in modo sconveniente alle volte può confondere il lettore

D - Dispositivo meccanico
Non saprei. Andava bene all'epoca di Edgar Allan Poe. Il suo pendolo, in sinergia col pozzo buio funzionava, non c'è che dire. Ma erano altri tempi, dove l'uomo guardava alla macchina con dogmatico rispetto e stupore. Dopo l'inflazione di scene raccapriccianti intorno a Saw l'enigmista 1-2-3-4-5-n., credo di volere abolire la meccanizzazione dai thriller, almeno dai miei libri.

E - Esercito
Da usarsi solo in caso di testi apocalittici, dall'invasione zombie fino ai virus letali di varia natura. Indubbiamente si presta. È fin troppo facile immaginarsi il soldato incarognito col grilletto facile o il colonnello con le manie di sterminio. Lascio immaginare quali effetti devastanti possa avere un ammutinamento o peggio, una guerra intestina.

F - Folgorazione
È un buon sistema. Funziona all'asciutto o meglio ancora in presenza di acqua. Tuttavia il ricorso ai cavi della corrente deve essere spontaneo, dettato dall'ispirazione del momento e reso indifferibile dalle circostanze. L'alta tensione collegata ad una macchina con comando remoto o quant'altro non mi piace. Per scoprire il perché ritornare alla lettera D

G - Gas
O esalazioni soporifere di varia chimica. Lo si può usare per stordire lo sventurato o per innescare un'esplosione memorabile. Certo non sarà bello consultare di volta in volta i vigili del fuoco locali, gli unici davvero capaci di levare quel dubbio su quale sia il rapporto fra aria e gas adatto a fare saltare l'intero condominio ma, tutto sommato, l'effetto spettacolare è garantito.

H - Hotel
E  niente, chi più ne ha più ne metta.
Shining, Stanza 408, American Horror Story. Praticamente una garanzia. Ambientando un capitolo importante del libro all'interno di un hotel, credetemi, riuscirete ad uccidere il prescelto senza fatica. Una vacanza, praticamente.

I - Iniezione
Ottimo, specie se il vostro killer ha nozioni di infermieristica (tutti i killer ne hanno, di infermieristica e di anatomia. Non si capisce dove abbiano attinto ma fidatevi, ne hanno). Al contrario la siringa potrà essere brandita come arma di difesa, magari caricata con una dose da cavallo di lidocaina. Non so dove, ma questa scena l'ho già letta...

L - Larve
...lombrichi e porcellini di terra. Sono ottimi per fare sparire un cadavere prima che l'ispettore di turno arrivi con i cani. Tuttavia, immaginati su una persona ancora viva e con piedi e mani legati, creano un certo raccapriccio. Non vi pare?

M- Mitra
E lo so, può sembrare banale. Ma vogliamo mettere in discussione l'effetto di un bel mitra vintage (il Tommy Gun di Al Capone tanto per intenderci), che prima di colpire lo sventurato trita un paio di vetrine, la cristalleria di Boemia e  tutta la porcellana di Baviera che la zia aveva collezionato nei suoi oltre ottant'anni di vita?

N - Napalm
A meno che non abbiate intenzione di scrivere un romanzo sulla guerra, sui volontari al fronte pentiti e sui soldati di leva distratti dal pensiero della passerina con una goccia di rugiada, lasciate stare. A maturare le competenze in materia bellica ci vuole troppo tempo e il rischio di inciamparsi nei soliti cliché del muso giallo che salta fuori dal cesto di riso o del sergente in cerca di vittime civili fra i villaggi, è veramente troppo  elevato.

O - Ocarina
Avete mai provato a immaginare una colluttazione dove l'aspirante assassino fa ingoiare lo strumento di terracotta alla sua vittima. Nemmeno io, e credo che farò tesoro di questa esperienza per non farlo mai.

P - Pistola
Ma ci faccia il piacere!

P - Piccone
Ecco, l'idea di un inseguimento con un attrezzo agricolo, magari con luminosità scarsa e terreno disagevole piace e apre delle prospettive. Se infine il piccone sembrerà banale si potrà sempre fare precipitare la vittima in un letamaio, oppure farla finire nel recinto assieme al toro imbizzarrito. Cose con il trattore che travolge lo sventurato o peggio, che  lo infilza con l'erpice, non sono sicuro, ma credo siano già state  scritte.

Q- Questura
Specie di notte, c'è sempre la possibilità che un anarchico voli giù dalla finestra.

R- Rivoltella
Non ci casco...

R- Rapace
Non c'è niente da ridere. Un Barbagianni esercita settanta chili di pressione con i suoi artigli.

S - Spinta
Molto efficace, specie se alle spalle della vittima c'è quell'erpice di cui al punto P, il treno di cui a punto T o l'urto generico di cui al punto U.

T - Treno
Velocissimo ma inatteso, lento ma inarrestabile. Il treno è un classico che funziona sempre piuttosto bene.

U- Urto
Vedi sopra e sostituisci la voce treno con tutti i mezzi di locomozione che ti vengono in mente, compresa la carrozza con sei tiri e lo skateboard sotto i piedi di un adolescente distratto.

V- Veleno
Ma cosa ve lo dico a fare

Z - Zombie
Vi sfido. Chiunque sia in grado di inserirne uno in un poliziesco ambientato in Val Chiusella, e senza prima darne avvisaglia ai lettori, mi avverta. Potrà stare sicuro che una copia l'avrà venduta.




lunedì 19 settembre 2016

Lo scrittore è un tipo strano...



Lo scrittore è un tipo strano, o almeno così lo si dipinge.
Spesso abbinato a vecchie case fuori mano, soffitte polverose e occhiali (indispensabile presidio affinché l'esercizio delle sue funzioni possa essere celebrato), viene visto dal cinema e dalla letteratura come un soggetto alla continua ricerca di un'ispirazione sfuggente o impuntato su quella parola così elegante che rimane ferma per ore, dispettosa sulla punta della lingua o a cavallo fra un neurone e quell'altro, ma senza mai trasferirsi ai polpastrelli. 
Lo scrittore, specie quello alla ricerca del successo che non arriva mai, ha sempre lo scheletro nell'armadio, qualche vizio inconfessabile che la vicina di casa pettegola sospetta già, e la mania di mettere in crisi amici e parenti, sempre incapaci di scegliere il momento adatto per fargli visita. 
Questo è lo scrittore negli stereotipi, e la sua figura è dura a morire. 
Certo, il mondo senza jack Torrance non sarebbe stato lo stesso, e quanti registi e sceneggiatori non avrebbero trovato lo spunto per il primo ciak se non avessero avuto uno scrittore da mettere dietro alla scrivania insieme ad una scricchiolante Lettera 32 , prima ancora che dietro alla telecamera. 
Ma io ero sicuro che si potesse tratteggiare uno scrittore un po' diverso. L'ho fatto! Ha vissuto e vive (perché ricordiamoci, i personaggi dei libri hanno la facoltà di resuscitare ogniqualvolta che qualcuno sfoglia la prima pagina o agisce sull'interruttore del suo e-book). L'ho chiamato Luca Delfi, ed è un amico del quale faccio fatica a rinunciare. Vive, dorme, soffre. Fa l'amore si arrabbia e ha paura,  una paura fottuta! E' lì, incastrato per sempre fra le righe del mio terzo libro: Interno 1.
Non so voi, ma io quasi quasi lo vado a trovare...

i miei libri

I miei libri non sono così facili da etichettare.
Sebbene emerga una vena thriller ed una netta vocazione per i territori classici della letteratura horror, i personaggi non sono mai prevedibili e le ambientazioni sono spesso avulse dai generi di riferimento. Le storie, inoltre, non vogliono attingere a situazioni troppo sfruttate, dalla letteratura o dal cinema di genere. Tutto, o quasi, ruota intorno ad un vero e proprio universo parallelo, forse riconoscibile in qualche descrizione e compatibile con luoghi concreti che qualcuno potrà individuare, ma mai con la certezza di avere ragione.
Il mio universo è popolato di personaggi che vibrano sotto un cielo di passione, amore, viltà, paura e disperazione. Talvolta sbagliano, talvolta si eleggono ad eroi. Qualcuno ha un passato difficile da affrontare, qualcun altro andrà incontro ad un futuro indecifrabile.
Nulla è scontato nel mondo che prende forma nei miei libri, in qualche occasione accennando appena uno spazio ed un sentore di stagione in corso, in altre coinvolgendo il lettore in contesti descritti fino nei minimi particolari.
Insomma, i libri di Roberto Capocristi non si leggono, si vivono. 

su di me...

La prima notizia è che Roberto Capocristi è uno pseudonimo. Bella scoperta, avrà detto qualcuno. Chi non vorrebbe avere un cognome così musicale e facile da ricordare? Per chi mi conosce, perché questa storia dello pseudonimo è un po' il segreto di pulcinella, è fin troppo facile capire quanto affetto ci sia da parte mia nei confronti del mio nome proprio (perché quello corrisponde al vero).
Ho sempre scritto, scrivo e scriverò.
Dalla mia penna prima e dalla tastiera poi, sono uscite polemiche, recensioni cinematografiche, freddure e sceneggiature. Piccole storie per piccoli film, ma sono uscite.
Ho narrato di cose realmente accadute. Ho scritto reportage e piccoli editoriali a mezzo web. Ho confezionato battute per una pagina di satira molto amata e continuo a farlo, con un po' di amaro in bocca per come sta andando male questo nostro povero paese, ma non  mi arrendo.
Vivo con una moglie, un esercito di gatti e la casa piena di dischi, chitarre, libri e quadri. Ho sempre respirato di musica, di arte e di letteratura  e penso che non potrei stare senza.
Scrivere, rendere concreti i miei pensieri, dare vita a personaggi e a storie pescate nel mare mosso della mia fantasia, è stato terapeutico per me, e fonte di soddisfazione e sorpresa per i miei lettori.